C’è un tempo custodito nella mia memoria
che spesso incrocia il presente.
Il tempo in cui chiedevo parole e abbracci,
facevo domande bambine lasciate lì, senza risposta
a costruire gli argini dei miei silenzi
lungo il fiume dell’esistenza.
Fu così che imparai ad ascoltare con gli occhi
e a parlare con il corpo,
come fa un sordomuto,
risparmiando parole,
ma donando con generosità a chi mi parlava
la cortesia e l’attenzione del mio sguardo,
che annullava il frastuono che accadeva intorno.
Come fa la neve, quando cade
con la premura silenziosa che ha
di coprire le cose e il rumore del mondo.
Ho tradotto baci,
racchiuso nei gesti pensieri inespressi
con la convinzione che là dove fossero bastati occhi
e respiri, c’era la leggerezza del silenzio,
senza null’altro aggiungere.
E che c’era tanto amore nel non detto,
più di quanto si potesse immaginare.
Senza bisogno d’aggiungere altro,
se non un ti amo taciuto per troppe volte, forse,
sulle sue labbra.
che spesso incrocia il presente.
Il tempo in cui chiedevo parole e abbracci,
facevo domande bambine lasciate lì, senza risposta
a costruire gli argini dei miei silenzi
lungo il fiume dell’esistenza.
Fu così che imparai ad ascoltare con gli occhi
e a parlare con il corpo,
come fa un sordomuto,
risparmiando parole,
ma donando con generosità a chi mi parlava
la cortesia e l’attenzione del mio sguardo,
che annullava il frastuono che accadeva intorno.
Come fa la neve, quando cade
con la premura silenziosa che ha
di coprire le cose e il rumore del mondo.
Ho tradotto baci,
racchiuso nei gesti pensieri inespressi
con la convinzione che là dove fossero bastati occhi
e respiri, c’era la leggerezza del silenzio,
senza null’altro aggiungere.
E che c’era tanto amore nel non detto,
più di quanto si potesse immaginare.
Senza bisogno d’aggiungere altro,
se non un ti amo taciuto per troppe volte, forse,
sulle sue labbra.
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