sabato, novembre 25

Il Segreto dell'Amore

Quando scopri l’amore in un tenero volto, in due occhi incerti che ti fissano e ti vogliono, e tu rimani perplesso della indicibile novità come emozione, allora sei pronto a capire che il cuore non conta gli anni, bensì i palpiti, ed i sussurri che come tante voci acclamanti, girano tutto intorno, fin quando il tuo capo girerà con loro, e le tue labbra si troveranno avvinghiate alle altrui in uno scambio reciproco di emozioni e carezze, che precedono, ma non sempre, le parole.

Ciò che più si riesce a dire, quanto meno si può tacere, con gli occhi, la bocca, le mani, in un sussulto di idee spaventosamente inespresse, inviate all’esterno come un’uragano di simboli difficilmente distinguibili dalla pazzia.

E’ difficile cogliere l’attimo nel quale gli occhi che fissano annebbiano i tuoi sensi, ed in una battaglia di sguardi e sussurri il tuo esercito è annientato dalla soverchiante forza bellica dell’amore.

Rimpiangi cosa non vedi, o ciò che non puoi vedere, voltandoti in un sibilo di tacchi avrei l’idea che quegli occhi siano flessibili periscopi che osservano le tue espressioni anche quando pensi di non esser’ visto.

Anche il cielo raggiungono gli occhi, in una elevazione mentale e fantastica tanto da materializzare il tuo corpo sgombro dal traffico dei tessuti, anche di notte, mentre in quattro mura cerchi di ricordare senza essere scorto.

Probabilmente ti arrenderai agli sguardi notturni, dichiarerai ciò che sei alla luna che, al di sotto di quelle stelle nere, osserva te arso più che mai da un crescente desiderio d’amore.

Allora magari, in un eccesso d’ira per l’improbabilità del luogo e per la poca autorità che hai sul tempo e sullo spazio soffierai delicati baci alle stelle che li portino a quegli occhi ove sei appena annegato.

Morire d’amore è un lusso antico, vivere per esso è la moderna espiazione per cotale scelleratezza che una volta colpiva i poeti e gli eroi, che oggi è pane agrodolce per dentature metalliche.

Soave è il suono che odi stanotte, ti giunge da lei, dal suo cuore esploso, ed ogni goccia del suo sangue trasformerai in rugiada che ti bagni il volto e ti riporti a lei, nella lontananza forzata di questi due cuori trafitti e felici.

A te, giovane donna dagli occhi stellati, riuscirai mai ad uscire dalla nube che ti cela come dall’improbabilità di amare con piccolo cuore?

Tu che fissi e osservi, alla luce come al buio dei tuoi pensieri, tu che ami senza tregua e sì palesemente da rendere il sole testimone delle tue emozioni potrai scrutare ancora il frutto della tua conquista sì languidamente inebriando il volto dell’amato dei tuoi baci, dei tuoi profumi, delle delicate carezze che, come petali di rosa vestiranno l’altrui sgombro corpo, a te già noto.

Anche tu, scommetto, dal tuo nido di cemento soffierai i tuoi caldi baci verso il cielo, nella convinzione che l’aria notturna sia miglior e più celere postino.

Celerai i tuoi sentimenti e sussulti, i desideri come le emozioni in qualche pagina di diario, segnando nomi, luoghi, incontri, a mò di promemoria per il cuore, muscolo che non pensa, non ricorda, non fà calcoli, ama, desidera, si rattrista nell’estrema realtà dell’amore dovuto a chi è già amato.

A voi cuori solitari vaganti nel deserto della modernità, congiunti di notte per mezzo di mille morbidi pensieri, siate onesti considerando l’esito dei tempi e la plausibilità del momento, nel sublime connubio di ansie, paure, di perplessi sguardi nell’immensa solitudine del tempo che voi chiamate moderno.

Se di moderno vi fosse solo l’abito o l’idea l’austrolopiteco che è in voi giacerebbe volentieri al chiaror delle stelle come all’ombra della luna ad ululare al vento la gioia di amare ed il dolore di esistere.

A voi, che vivete una sola ora felice e mille altre pensando, regalate al mondo il vostro essere in essenza, lasciando le nude carcasse su questa terra moderna, luccicante di idee, memorizzata e digitalizzata, ma insulsamente antica.

La notte non sarà più l’alcova dei vostri pensieri, ne il giorno il pretesto luminoso di un incontro fugace, ma una isola deserta, dove annullare il reciproco passato a costruzione di un univoco futuro.

La gioia rompe ogni indugio, narcotizza la realtà, esalta l’illusione, rinsangua le arterie a secco di emozioni, e tu dolcissima creatura sei la linfa di questo amore, l’idea stessa si confonde nei tuoi occhi seducenti e malinconici ed il cuore rubano alla mente, ed il corpo agitano senza sosta in questo idillio di sguardi senza parole.

Dovunque voi siate, qualsiasi pensiero stia attraversando il vostro cervello, amatevi, poichè è giusto!

A te cantore sconvolto da tanta nostalgia da porre in discussione lo stesso regolare flusso delle parole sul foglio bianco, resta il ricordo di una immagine, una illusione fortemente voluta e poeticamente creata.

Codesta nitida essenza ti accompagnerà per la vita come soffio di vento su gote indirizzite e rattrappite dal freddo, dall’indifferenza e dal quotidiano "Pantarei".

Inesorabile il tuo sguardo indagatore troverà molte soste sull’amore, permettendo che il tuo canto raggiunga il sole, i tuoi pensieri le stelle.

Potresti essere testimone di mille sussurri, e mille ancora spasimi di gioia come di rabbia;

ma tu nel forzato autodiegetismo mentale ti solleverai dalle umane cose a mò di gabbiano, che dei flutti e delle onde ode solo il fresco rumore.

Immaginerai, allora, non vedrai con gli occhi, ti apparirà, poi, e tu non arretrare.

Spaventato potrai giungere alla fatidica conclusione di essere pennuto divino portatore di ansie e di amore, ma riflettendo nel magnetico lievitare sull’onda osserverai di te solo il colore bruno di un’alba che ha tinte da crepuscolo.

Non sarà però l’amore che si affievolisce in quel repentino imbrunire, ma solo la tua anima stanca di vagare e di colmare di parole il sentimento dei due cuori infranti, felici, unici, roteanti nell’immenso blue di questo limpido e post digitalizzato cielo di una notte di inizio estate.

Ti perderai nel griggiore di queste pareti, dove le immagini a te care saturano un ambiente già zeppo di fumo, immerso in mille dubbi che avranno risposta solo se, con passo svelto, correrai ad aprire la finestra a far sì che l’aria effonda la sua calda essenza tra i tuoi capelli stravolti da un cuscino scomodo, da un letto che cigola, da un sonno incerto o poco consigliere.

Sembri essere molto stanco!!

Solo allora forse il tuo spirito sarà effettivamente libero di vagare nell’immensità di quel cielo di cui tanto canti ed avrai certezza palese di essere uomo, poeta, testimone dell’amore, uditore dei battiti ansiosi.

Sarai convinto allora e consapevole di essere tu il vero, eterno ed insostituibile Dio.

Sguardi languidi son quelli che pur amando restano fissi sull’eternità di un sentimento sconvolto da tanta improbabilità ed inconsapevolezza di esistere.

Inquietudini di due cuori trafitti, e quel dolore che si ode lancinante nelle arterie, di cui il cervello nell’euforia dell’istante non gode, palesa milioni e miliardi di pellegrini pensieri che giungeranno, sì, al suo altare.

Inconscio ed inconsapevole della potenza di un solo battito la ragione sarà polvere per il vento, e le labbra comodo veicolo di tanta sensazionale conclusione.

Amore è sempre uguale, Cupido non abbandonerà mai il suo dorato arco e le micidiali frecce, come le labbra non serreranno mai in un dovuto sciopero il loro sesamo all’amore.

La fortuna di essere umani o la sventura di essere uomini dai quali occhi sprizzerà sempre il più grande amore come il più temibile odio?

Son’ due cuori che si amano, non due persone, la nostra carne a nulla vale se quel rosso fiume non vi passasse per lo mezzo, pronto a tracimare rabbia come amore, in un continuo andirivieni di pulsazioni estreme e voraci.

Ma la luna a capolino, il gabbiano che sfiora il mare in un tramonto rossastro e caldo possono equilibrare lo squilibrio, ma non terminare il battito sempre più violento ed impetuoso per la sensuale vicinanza agli stellati occhi che di quei battiti fanno nutrimento.

Lo stesso sangue, allora, vorrebbe esser’ mescolato al tuo in un verticoso circolare verso la definitiva unione di due anime frustrate dall’egoismo del tempo e dalla troppa integrità dello spazio, dal vuoto che circonda solo le carcasse.

Disastrosa assenza, famelico vuoto, crei intorno l’alone grigio del dissenso, adduci restrizione ad un amore sbocciato dal niente e destinato al niente.

Chinati su di loro, miracolosa luna, fa che i loro battiti siano più veloci e veri, smaterializza le umili carcasse e soffia lontano le entità, tanto da concedere sazietà ad un desiderio.

Non permettere l’angoscia, solleva conforto, poichè due labbra che si uniscono sono più di due che si allontanano.

E tu, Natura selvaggia trattieni il loro spirito nella corolla di un fiore ancora non sbocciato, così allo sbocciare, due cuori troverai al posto del fiore.

Non rimpiangerai allora un fiore perduto, bensì un’amore ritrovato e non più selvaggiamente indirizzito da convensioni e coercizioni sociali come sortilegi.

Senza la tua cura, senza l’ambito nascondiglio l’amore si ecclissa in confusione di burocratici movimenti, sgraziati e privi d’ogni luccichio.

Non più il feretro di quell’amore muoverà passi tra le striminzite foglie il cui destino gli è pari, ne quei volti scorgerai più intenti a distribuire amore, ma solo il ricordo di quanto bella e amara è la vita agli occhi di chi si ama nel silenzio di un tempo sfavorevole.

Amatevi, dunque, cuori in tempesta, in qualsiasi circostanza vi obblighi la vita.

Riempite lo spazio di sussurri e di certezze, di carezze e di affetto, bagnate le vostre labbra nell’umida e calda linea che separa la gola dall’esterno, fate che le vostre mani stringano mani, i vostri occhi godano di occhi, poichè l’amore è eterno,

noi no!!

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