venerdì, aprile 14

CASTI AMANTI




A levante rigeneri in roseo albore il dì nuovo,
mentre i raggi come lame di luce
trafiggono le dondolanti ombre ormeggiate
e scivolano tra le onde setose come una carezza,
riaprendomi a forza le assonnate palpebre.
Artigli, senza dolere permeano le mie fluide membra:
fervida linfa vitale sciolgono la mia massa gelida.
Mostrami ai rivi che dolcemente giungono alla foce:
nella mia toilette mattutina essi mi tergano
e mi fan bella al tuo cospetto.
Ora sei, incommensurabile certezza, nella volta celeste
e mi concedo a te, totalmente tua un giorno intero:
ne' casti cirri ti eclissano o forzuti aliti ti soffiano via.
Solo la sera tiranna ci scinde e ti allontana:
allora stai su di me,



i nostri corpi tenacemente in contatto
nel più grandioso e impudico atto d'amore
che fa arrossire tutto il creato, forse persino Iddio.
Ma inesorabili le tenebre ti schiacciano
mentre ti aggrappi
come un vecchio vedovo alla tomba dell'amata.
Un'altra notte sola nel mio giaciglio ormai infreddolito
dove mesta mi dolgo: la luna mi consola
e le stelle, tue sorelle, mi accompagnano al domani.
Così sia questa infinita storia tribolata,
divinamente imposta all'esser nostra di amanti eterni,
per seminare di vita l'universo intero
.

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